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segunda-feira, 28 de junho de 2010

La Reggia e la sua storia

La residenza di piacere e di caccia
1658-1699
A metà del Seicento il duca Carlo Emanuele II di Savoia e la duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours decidono di costruire una nuova Delitia di piacere e di caccia, un gioiello da aggiungere alla corona di residenze che circonda Torino. L'incarico tocca all'architetto di Corte Amedeo di Castellamonte: il progetto, scenografico, comprende la villa, il parco, i boschi di caccia e un intero borgo. La residenza nace in tutt'uno con i suoi giardini all'italiana, un gioco di sculture, fontane, scalinate e terrazze su più livelli, con un Parco alto al piano del palazzo e uno basso, più grande, al piano della Peschiera Grande. L'intera composizione nel lungo canale che collega la Fontana dell'Ercole al Templo di Diana.

Ambizioni di corte
1699-1798
A partire dal 1699 l'architetto Michelangelo Garove ridisegna il complesso della Venaria regalandole un carattere più imponente e grandioso, secondo le ambizioni di Vittorio Amedeo II. I Giardini vengono completamente ridisegnati alla francese, con prospettive aperte sull'infinito e un nuovo respiro, come detta il gusto della più grande corte europea, Versailles. Intanto il duca diventa re: nel 1716 affida il progetto di ampliamento a Filippo Juvarra, che con la sua Galleria Grande, la Cappella di sant'Uberto, la Citroniera e la Scuderia, porta la Reggia tra i capolavori del barocco. Nel 1739 Carlo Emanuele III incarica Benedetto Alfieri di dare unità al complesso con un sistema di gallerie di comunicazione e ambienti-servizio, tra cui le scuderie e il maneggio coperto. La Reggia proseguirà la sua vita di corte durante il regno di Vittorio Amedeo III e di Carlo Emanuele IV, fino al declinio dell'Antico Regime.

Il periodo militare e il declinio
1798-1996
Con la Restaurazione, la Reggia diventa una caserma: lo resterà fino al secondo dopoguerra. Il tramonto comincia all'inizio dell'Ottocento dopo l'arrivo di Napoleone, la fuga e il successivo ritorno dei Re. Scompare il disegno dei Giardini, spianati in una piazza d'armi per le esercitazioni militari: i cavalli, cannoni e moschetti sostituiscono aiuole, fontane e sculture. Il parco conoscerà le divise delle guerre d'indipendenza e quelle dell'esercito italiano durante la prima e la seconda guerra mondiale. Tolto il presidio militare, la Reggia diventerà preda dei vandali, che spoglieranno il palazzo di tutti materiali riutilizzabili, dagli infissi alle scale alle porte. Un periodo d'oblio, non privo di generosi tentativi della comunità e delle istituzioni di interveniere per scongiurare l'irreparabile.

La rinascita
1996-2010
Il restauro della Reggia e dei Giardini, parte di un progetto che include anche il recupero del Centro Storico e del Parco della Mandria, è la più grande opera di conservazione di un bene culturale mai realizzata in Europa. Affreschi, decorazioni e importanti testimonianze archeologiche riaffiorano attraverso un lavoro sperimentale di restauro che ha utilizzato metodologie di intervento innovative. Antichi materiali e nuovi allestimenti, tecniche costruttive tradizionali e moderni linguaggi artistici, come il cinema di Peter Greenaway e le sculture di Giuseppe Penone, reinterpretano la complessità della Venaria. La sua grandezza è anche nei numeri: 100.000 metri quadrati la superficie dell'intero complesso restaurato, 9.500 i metri quadrati di stucchi recuperati, 1.000 di affreschi riportati alla luce, 50 gli ettari di Giardini già visitabili, 11 milioni di litri d'acqua presenti nella Peschiera Grande, 4.500 i metri quadrati delle maestose Scuderie juvarriane. L'arte, lo svago e la cultura sono tornate di casa alla Venaria.





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