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sábado, 26 de março de 2011



Forse lo disse o lo pensò il primo uomo apparso sulla terra. Ma se c'è un periodo in cui lo ripetiamo dalla mattina alla sera, è proprio questo. Se torno a nascere, nasco donna. Se torno a nascere, nasco maschio. Se torno a nascere, non mi sposo più. Se torno a nascere, non voglio figli. Se torno a nascere, faccio l'idraulico, l'antennista o il dentista, altro che scala mobile. Se torno a nascere, nasco in un'isola della Polinesia e non faccio niente: pesco due aragoste al giorno, una me la mangio e l'altra la baratto con una bottiglia di champagne. Se torno a nascere, non nasco più.

... è un grande stimolo dover raccontare agli altri, obbliga a chiarire idee e percezioni prima di tutto a se stessi.

Non è vero che la vita è dominata dall'idea della morte. Da bambini si muore con la pistola di latta in pugno, io son già morto due volte, adesso basta, tocca a te. Da adolescenti ci muoiono i nonni, ma è normale: i nonni sono una dolce specie umana destinata a una fugace apparizione. Da adulti si va ai funerali di un coetano ("per forza", ci si rassicura "fumava come un dannato"). La morte di una persona amata, ecco, ci  precipita in un abisso di disperazione, ci sembra di morire un po' con lei, ma poi la vita pian piano si ricompone sopra quel vuoto e riallontana il nulla che ci aspetta. E si può addirittura "provare a non esistere"...

Tutti sappiamo che il fondo tragico della nostra vita è affrontare, da immortali, una mortalissima vicenda; sprofondare nella propria storia dimenticando la vertigine di storie analoghe; ripeterci qualche volta che "siamo polvere", ma più come proverbio che come nitida percezione, da restar senza fiato.

Mi accorgo di non amare chi si sente sempre a suo agio, perché spesso il suo agio si basa sui disagi altrui. Mi sono più simpatici i bambini che arrossiscono di quelli che sembrano carri armati, mi piacciono le persone che arrivano all'incontro trafelate; al limite preferisco chi fa un dramma di tutto a chi non fa mai un dramma di niente. Solidarizzo con tutti coloro che, nella loro giornata, provano cento piccoli disagi. Quando, tornando da un bel viaggio, sviano il discorso se l'amico che resta sempre a casa vuol sapere. Quando cambiano un buon assegno in banca accanto a un ometto che ritira pochi spiccioli. Quando per Natale ricevono bei pacchi infiocchettati ed è presente la domestica. Quando, ascoltando un genitore che si lamenta del figlio, inventano un dissidio col proprio per consolarlo un po'. Quando ricevono un complimento e son tutti confusi. Quando presentano un loro amico a un altro loro amico e si accorgono che i due non ingranano per niente. Quando non riescono a decifrare la firma di qualcuno che gli ha mandato un biglietto di auguri e non si sa come ringraziarlo.

L'Irineo di Borges mi consola: chi ha la mente troppo ingombra di passato, non può usarla per il presente. Preferisco la memoria inconscia: anche se non ne ricordo nulla, quel bellissimo film è ugualmente entrato dentro di me, mi ha arricchito. E tutte le mille cose degne che ho vissuto e dimenticato fanno ugualmente parte di me, hanno contribuito a formarmi, a modificarmi, anche se non me ne rendo conto.

Però mi accorgo che sottolineare una frase è come confessarsi, svelare un pensiero riposto, guarda guarda che concetti condivide questo sciagurato! chi l'avrebbe detto che si sarebbe entusiasmato con tutti questi esclamativi? e perché ha messo un interrogativo qui, brutto vigliacco?

Vorremmo degli amici che ci dicessero sempre e sinceramente per il nostro bene quello che sta bene a noi. L'ideale sarebbe poter dire a questi amici che non hanno peli sulla lingua: grazie, però quanto sei stronzo.

Cari amici, continuate a marcarmi, anche se vi accorgete che la cosa mi irrita. Molto meglio un sincero a volte antipatico che un bugiardo simpaticissimo. Così farò io nei vostri riguardi: noi che non siamo affiliati se non a società bocciofile, o di pesca, o di cicloturismo, cerchiamo di darci vicendevolmente una mano in questo modo.

La rivalità, l'aggressività sono modi di essere comuni agli uomini di ogni latitudine; c'è anche il proverbio mors tua vita mea.

Il cancro della vita politica italiana non è la sete di potere, ma il nulla che segue la conquista del potere: chi ce l'ha se ne serve quasi esclusivamente per difendersi da chi vi aspira.

... non c'è nulla di più privato e insieme universale di questa cosa che accade e segna la vita di chi resta.

... ho sempre ritenuto che la maturità di un uomo consista anche nel conservare qualche aspetto infantile, nel rimanere cioè un po' candido, scoperto, disponibile agli entusiasmi.

É passata una settimana ma il tempo è sovvertito nella sua dimensione abituale: mi sembrano anni che mia madre non c'è più e subito dopo mi sembra ieri quella volta che, anni fa, mi diceva. E il dolore che ho scoperto non è una cappa opprimente: sono folate di gelido vento che all'improvviso ti travolgono, quando credevi di aver accettato l'ineluttabile e d'improvviso ti abbandonano lasciandoti una nuova rassegnazione, a volte un lembo di serenità.
Si pensano cose già dette, già lette, già pensate: perché mai il mistero del tempo eterno e dello spazio infinito non dovrebbe contenere l'altro mistero della spirito che sopravvive? Concetti elementari, tante volte espressi astrattamente e che d'improvviso ci coinvolgono come se fosse la prima volta che li affrontiamo.

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